Di Flavia Carlino e Beatrice Ferrari
La pandemia ha reso evidente la necessità di un cambiamento radicale del nostro modus administrandi le questioni socio-economiche ed ambientali.
Le istituzioni europee, infatti, stanno configurando una serie di azioni di contrasto alla crisi dovuta al Coronavirus, ridisegnando un modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità come leitmotiv di tutte le proprie strategie politiche.
Attraverso l’evento The Green Realignment: investors fighting against the climate crisis, organizzato in collaborazione con Starting Finance Club Bocconi, associazione di educazione finanziaria, B.Lab ha voluto approfondire la problematica, avvalendosi del contributo di due illustri personalità: David Festa, ex direttore politico del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti e presidente di Strategies for a resilient worlde Isabell Reuss, già capo globale della ricerca sostenibile presso Allianz Global Investors.
«Abbiamo deciso di coinvolgere Mr. David Festa e Ms. Isabel Reuss per via della loro grande esperienza nell’ambito della crisi climatica. Festa ha avuto un ruolo chiave sia nel governo USA che nel settore delle ONG, mentre Reuss ha fatto lo stesso in una banca di investimenti: queste due diverse estrazioni avrebbero permesso al pubblico di avere la prospettiva di entrambe le parti sul tema», afferma Federico Rovida, uno degli organizzatori dell’evento insieme ad Aldo Corigliano. «La crisi climatica è la più grande sfida che la nostra generazione sta affrontando e dovrà affrontare quando diventeremo la guida di questo mondo, perciò lo riteniamo un argomento di particolare interesse, in quanto, soprattutto come studenti Bocconi, è utile per avere un’idea di cosa potremmo fare con le competenze di un settore vicino a molti di noi».
Il dibattito si spiega sull’onda di una semplice domanda rivolta dal moderatore, professor Edoardo Croci: «Cosa rende un investimento sostenibile?».
Se da un punto di vista generale i due esperti si trovano d’accordo nel sottolineare come l’aspetto principale sia l’attenzione a bilanciare le necessità delle generazioni attuali con quelle delle generazioni future, da un punto di vista tecnico la risposta è tutt’altro che evidente. Manca ancora un framework che stabilisca quali tipi di investimenti rientrino nella definizione di investimenti sostenibili. L’Unione Europea sta provando a creare un’unica tassonomia, ma c’è ancora molto lavoro da fare in quanto non sono ancora state definite delle metriche per valutare gli investimenti nel quadro della sostenibilità.
Nonostante la fattuale carenza di metriche, gli investitori si stanno dimostrando ben disposti verso questi investimenti environmental-friendly. Infatti, è il mercato in cui si sta verificando la più alta crescita anche grazie ad un importante cambio generazionale perché per la prima volta le donne, investitori tipicamente long-term e più attente alle tematiche ambientali, possiedono circa il 40% della ricchezza del mondo.
In questo processo di transizione non va dimenticato il ruolo delle NGOs e degli incontri internazionali, come il G20. «Le NGOs possano portare molti argomenti al tavolo dei politici senza il focus sul profitto, tipico delle società di capitali, e senza il bias di non toccare alcuni argomenti per paura di non essere eletti, tipico dei governi» sostiene Festa.
Per avere un green realignment c’è ancora molta strada da fare, ma la direzione è quella giusta. «Serve più comunicazione, informazione ed educazione», rincara la Reuss. «Abbiamo bisogno di più empatia», conclude Festa. «Più empatia si ha, più ci si identifica con le altre persone e quindi si è più proattivi per fare in modo che il cambiamento si verifichi».